È allarme diossina in Italia. Tutto ha avuto inizio a marzo quando è stata scaricata nel porto di Ravenna una partita di 26 mila tonnellate di mais contaminato da diossine, arrivata dall’Ucraina e distribuita in allevamenti sparsi in tutte le regioni (tranne Sicilia, Basilicata e Sardegna). Si tratta di mais destinato a mangime per animali. Purtroppo più
della metà del carico è stato probabilmente già dato agli animali.
Il lotto contaminato è sfuggito ai controlli dei punti di ispezione frontaliera del Ministero della Salute. E’ stato invece scoperto durante un controllo realizzato a maggio dall’Asl di Ravenna sul mangime già confezionato: l’esito rileva la contaminazione e a quel punto viene inviata la notifica a Bruxelles e scatta il sistema di allerta Rasff.
L’allerta interessa 12 Regioni: Piemonte, Lombardia, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Umbria, Calabria e Sicilia.
Attualmente le autorità sanitarie stanno verificando l’entità della contaminazione e sono in corso analisi su 12 campioni di mais, per valutare la diffusione della diossina.
“È però inutile negare che il 70-80% del lotto di mais contaminato scaricato nel porto di Ravenna il 6 marzo 2014 è stato dato agli animali – spiega ilfattoalimentare.it – Una parte della diossina è quindi filtrata sicuramente nel cibo che poi è stato venduto nei supermercati e consumato dai cittadini. Stiamo parlando di latte e uova, insieme a carne di pollo, di maiale e di bovini nutriti con questo mangime”.
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