
Smartphone nella mano sinistra, indice della destra sul tastierino ed occhi incollati sullo schermo: se questa è l'immagine di voi che più spesso ricorre nella mente di chi vi osserva, fate ben attenzione.


La fuga non è, ovviamente, la cura. Il conto con se stessi è soltanto rimandato, di solito nel momento in cui il soggetto è sprovvisto del suo supporto perché rotto, scarico o senza copertura di rete.
Gli studiosi hanno sottoposto un questionario a 346 soggetti di entrambi i sessi e di età compresa tra i 19 e i 24 anni. Sulla base delle risposte, si è valutato il grado di dipendenza, il numero e la "qualità" delle volte che si ricorre alla tecnologia. I ricercatori hanno anche concluso che i soggetti più timidi e riservati sono meno a rischio di dipendenza da cellulare. Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente di Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico), avverte però che
Oggi siamo tutti sull'orlo di una ‘cellular addiction' che può diventare cronica senza che ce ne accorgiamo.Il cellulare copre le nostre ansie e quando per qualsiasi motivo viene a mancare, perché il telefonino è scarico, per problemi di rete o quant'altro, queste riaffiorano violentemente creandoci un malessere che se non individuato e affrontato può tramutarsi negli anni in Dap: disturbo da attacco di panico.
La ricerca americana fornisce un nuovo argomento
a chi, da tempo, invita ad usare smartphone e tablet con maggiore attenzione. A chi aveva evidenziato i pericoli di natura strettamente fisica – perché tali supporti fanno male alla postura, agli occhi, persino alla qualità del sonno – lo studio della Baylor University fornisce una lettura strettamente psicologica del problema.

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