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I VACCINI DEVASTANO IL SISTEMA IMMUNITARIO

 
Nuove Conoscenze sul Sistema Immunitario e Conseguenze a Medio e Lungo Termine dell’Utilizzo dei Vaccini

Il dott. Heinrich Kremer è medico e ricercatore e insieme al Dott. Stefan Lanka fondò a suo tempo REGIMED, un gruppo di ricerca scientifica che si avvaleva della collaborazione di scienziati, medici e giornalisti.

Il dott. Kremer è stato uno dei primi medici ad occuparsi di AIDS in Germania dove ha rivestito la carica di Direttore dell’Ospedale interregionale per le malattie legate alle tossicodipendenze e quella di incaricato ministeriale della politica sanitaria per le tossicodipendenze in cinque “lands” tedeschi (compresa la città di Berlino) proprio grazie alla sua trentennale esperienza nell’ambito delle droghe.

Qui di seguito anticipiamo un estratto da un suo recente e approfondito studio sulle dinamiche dell’aggressione che i vaccini compiono a danno del sistema immunitario. Lo studio in versione integrale probabilmente sarà pubblicato da questa stessa editrice.

Gli studi su cui il dott. Kremer basa le sue ricerche mettono in luce quanto siano antiquati i fondamenti su cui si impernia la teoria vaccinale. Oggi, grazie a ciò che Kremer documenta e che oramai sappiamo sul sistema immunitario, è palese che la tecnica di produzione e di inoculazione dei vaccini si rivela priva di fondamento scientifico e di elementi che la sostengono, soprattutto quando pretende di trattare ogni neonato o bambino con la stessa dose, le stesse sostanze e alla stessa età indipendentemente dalle particolari specifiche caratteristiche biologiche di razza, gruppo sanguigno, eredità genetica ecc.

Questo preteso rimedio universale è tanto amato dai ciarlatani e dall’industria di massa per gli innegabili vantaggi che esso comporta: ovviamente, produrre un milione di “pezzi” tutti uguali è molto più facile e redditizio che produrre un milione di “pezzi” tutti diversi.

Secondo gli studi citati da Kremer, il sistema immunitario umano ha avuto un’evoluzione nel corso dei millenni in conseguenza dei nuovi stimoli dovuti a variazioni ambientali esterne, come ad esempio la comparsa dei vermi.

In origine, dice Kremer, il sistema difensivo umano era costituito esclusivamente da cellule di tipo T (linfociti T), prodotte dalla ghiandola del timo, che funzionavano bene sui virus che aggredivano l’organismo neutralizzandoli con l’emissione di un gas venefico, il monossido di azoto.

Con la comparsa di microorganismi più grandi (i vermi), dato che l’emissione di una quantità adeguata di gas letale avrebbe compromesso la funzionalità di un numero consistente di cellule anche non infettate, conducendo quindi a un indebolimento dell’organismo e poi al suo soccombere, il sistema immunitario iniziò a produrre un altro tipo di cellule difensive, le cellule immunitarie B, prodotte a partire dal midollo osseo, che intervengono attraverso una reazione anticorpale e distruggono gli aggressori più grandi che si introducono nel nostro corpo.

Un’evoluzione analoga ha caratterizzato il sangue umano. Inizialmente esisteva solo il gruppo sanguigno di tipo 0 (zero), quello dei cacciatori carnivori preistorici. In seguito si sono aggiunti igruppi A, B e AB, propri delle popolazioni di agricoltori stanziali ad alimentazione prevalentemente vegetale che seguirono l’epoca dei cacciatori-raccoglitori.

Kremer dimostra, dunque, che a seconda del gruppo sanguigno posseduto e a seconda della predominanza di un tipo di cellule immunitarie (o T o B) ci sono reazioni diverse all’aggressione da parte di virus o di altre sostanze tossiche per l’organismo.

È ormai noto che gli individui con gruppo sanguigno di tipo 0 hanno di consueto forti reazioni immunitarie con cellule di tipo T, per cui di fronte ad una vaccinazione a virus vivi (tipo l’antipolio Sabin o l’antimorbillosa) reagiranno violentemente, talvolta con gravi conseguenze (paralisi, meningite, anafilassi ecc.), senza però poi manifestare altre patologie a lungo termine (sebbene lo stress vaccinico possa costituire in questo caso l’atto di partenza di malattie degenerative come il diabete o la sclerosi multipla).

Gli appartenenti agli altri tre gruppi, invece, hanno solitamente forti reazioni di tipo anticorpale (con cellule immunitarie di tipo B) e quindi di fronte alle vaccinazioni reagiranno con una maggiore “sopportazione” nell’immediato e a breve termine, salvo poi, al contrario, manifestare nel lungo periodo patologie altrettanto gravi come asma, neurodermiti, allergie, poliartrite cronica ecc. dovute ad un eccesso di produzione di anticorpi conseguente lo shock della stimolazione artificiale del sistema immunitario.



Il Sistema Immunitario

Il sistema immunitario (S.I.) dell’uomo adotta due tipologie di strategie nei confronti delle sostanze estranee. Una cosiddetta del tipo 1 e l’altra del tipo 2.La prima (tipo 1), quella più antica, è espressa dalle cellule immunitarie T ed è altamente specializzata per difendersi da virus, batteri intracellulari (come quello della malaria) e protozoi; virus, batteri e protisti che si insediano prevalentemente all’interno delle cellule umane, dando origine alle cosiddette infezioni intracellulari. “L’arma”, che le cellule T utilizzano per eliminare le cellule infettate, è il monossido di azoto (NO): un gas a struttura molecolare molto piccola e particolarmente reattivo, che riesce ad oltrepassare la membrana cellulare e, una volta penetrato all’interno, altera la catena di respirazione dei mitocondri, una categoria di organelli vitali per la sopravvivenza e l’equilibrio della cellula stessa.

Dato che il gas NO è particolarmente reattivo (tossico), vi è nell’organismo un delicato equilibrio tra questo gas e le sostanze antiossidanti che riescono a neutralizzarlo rendendolo così innocuo per le cellule sane.

Nel corso dell’evoluzione, a partire dalla comparsa dei vertebrati, comparve una nuova classe di microbi: i vermi. I vermi erano (e sono), in genere, di dimensioni molto più grandi dei parassiti fino ad allora conosciuti ed il sistema immunitario delle cellule T non era in grado di rispondere efficacemente ad agenti microbici che aumentavano in dimensione. Si sviluppò così l’altra strategia di difesa (la tipo 2) attraverso gli anticorpi o, in generale, attraverso le cellule immunitarie B prodotte a partire dal midollo osseo. Le cellule B reagiscono infatti a sostanze estranee di grandi dimensioni e alle sostanze tossiche (risposta anticorpale). Per esempio, i vaccini che non contengono virus vivi attenuati (come l’antitetanica e l’antipolio Salk), stimolano una risposta anticorpale, mentre i vaccini a virus vivi (come l’antipolio Sabin e l’antimorbillosa) stimolano le cellule T per ottenere una maggior produzione di gas letale e quindi un’intensificazione dell’immunità intracellulare.

I due tipi di meccanismi di difesa (tipo 1 e tipo 2) del S.I. interagiscono profondamente e il corretto funzionamento di quest’ultimo dipende proprio dal delicato equilibrio tra immunità intracellulare e risposta anticorpale. Se vi fosse, ad esempio, uno sbilanciamento verso il tipo 1, a sfavore quindi dell’immunità anticorpale (tipo 2), vi sarebbe il rischio di contrarre malattie autoimmunitarie; uno sbilanciamento invece verso il tipo 2 (un maggior numero di anticorpi in conseguenza di una risposta anticorpale eccessiva) provocherebbe un maggior rischio di malattie di tipo allergico.






Reazione in rapporto al gruppo sanguigno

Benché sia insufficiente la ricerca ufficiale a questo livello, è noto che la reazione alla vaccinazione dipende anche dal gruppo sanguigno. Il gruppo sanguigno più frequente è lo zero (0) e si sa che i bambini con questo gruppo sanguigno possono manifestare una forte reazione vaccinale del tipo 1, soprattutto in caso di vaccinazione con virus vivi attenuati, quindi con vaccini antivirali.

I bambini, invece, che hanno gruppo sanguigno A e AB, possiedono una tolleranza relativamente buona, senza reazioni violente manifeste. Se per A ed AB è relativamente buona la tolleranza, il gruppo B ha una particolare predisposizione alle reazioni post-vaccinali di tipo neurotossiche.

Nel gruppo 0, quindi, con una vaccinazione a virus vivo, viene potenziata l’immunità cellulare. Negli altri gruppi: A, B e AB, vi è invece una reazione di tipo 1 molto debole. La conseguenza di questo debole potenziamento dell’immunità cellulare non permette un’efficace soppressione degli agenti patogeni (in genere virus) introdotti con la vaccinazione. In questo modo si rischia di indurre un’infezione sub-cronica che può manifestarsi anche molto tempo dopo.

Inoltre c’è il rischio di perdere l’efficacia dell’immunità cellulare anche in età adulta o molto avanzata. Ad esempio, una poliartrite cronica può comparire all’età di 35 anni, come pure un’infezione da morbillo dove i sintomi non sono tipici (atipici) e che quindi, molto spesso, non viene neanche riconosciuta come tale. Ovviamente, tutte queste affermazioni sono abbastanza relative perché la ricerca è molto scarsa in questo campo.

Gli antigeni1 dei gruppi sanguigni presenti sugli eritrociti2 non sono proteine, come in altri casi, ma molecole di glucosio (zucchero) e sono i più forti antigeni nel nostro organismo. Perciò gli antigeni, sostanze che possono attivare reazioni immunitarie, non devono necessariamente essere delle proteine. In linea di principio, tutte le molecole possono essere antigeni, anche i metalli, come ad esempio il mercurio, contenuto in determinati vaccini3. Le reazioni agli agenti esterni (tossine, organi trapiantati, vaccinazioni ecc.) sono quindi individuali: nessuno avrà la stessa reazione alle sostanze estranee.

Per fare alcuni esempi di reazioni in rapporto al gruppo sanguigno, ilgruppo B ha una maggior reazione di tipo neurotossica; quindi maggior pericolo di danni neurologici se viene praticata una vaccinazioni contenente sostanze neurotossiche come il mercurio ed altri additivi. Il gruppo A è sensibile al sistema gastro-intestinale, di conseguenza sarebbe meglio evitare vaccini vivi (presi per via orale). Poiché nel periodo prenatale vi è anche un maggiore rischio neurotossico sarebbe meglio evitare tutte le vaccinazioni.

Com’è noto, vi sono quattro principali gruppi sanguigni: 0, A, B e AB. Il più frequente, come si è detto, è il gruppo sanguigno 0. 0, A, B e AB è l’ordine decrescente in termini di frequenza dei gruppi sanguigni in Europa (0>A>B>AB). Due sono i principali gruppi di persone che possono essere differenziate in base al gruppo sanguigno. Il primo gruppo appartiene al gruppo sanguigno 0; l’altro gruppo ai restanti gruppi sanguigni: A, B e AB.

Si è visto che il gruppo 0 ha una buona e forte reazione post-vaccinale del tipo 1 (stimolazione dell’immunità cellulare). Il secondo gruppo (con gruppi sanguigni A, B e AB) ha una migliore tolleranza al vaccino.

Il gruppo sanguigno 0 è quello più antico nella storia dello sviluppo dell’uomo. Apparteneva ai cacciatori, ai mangiatori di carne, circa 35 mila anni fa, cioè all’uomo di Neandertal, il Cro-Magnon. Il gruppo A apparteneva ai contadini, agricoltori che si insediavano da qualche parte sul territorio, la cui alimentazione era più indirizzata verso i cereali che non verso la carne. Una delle differenze fra i gruppi sanguigni 0 ed A, è la diversità delle molecole di glucosio che fungono da antigeni: vi è una molecola in più.

Dato che gli antigeni del proprio organismo non sono uguali per tutti, la reazione alle sostanze estranee (come una vaccinazione) sarà diversa, ed in prima approssimazione, lo sarà in funzione ai gruppi sanguigni. L’importante qui è sapere che il gruppo A ha una forte reazione del tipo 2 ed ha anticorpi nei confronti del gruppo B, mentre il gruppo 0 ha anticorpi contro il gruppo sanguigno A e B. Il gruppo A sopporta meglio le vaccinazioni. E quando si dice sopporta meglio, i parametri con cui si misura questo “meglio” sono solamente le conseguenze acute a breve termine. Questo per il fatto che ilgruppo A ha una maggiore immunità a livello di anticorpi.

Vi è quindi già una differenza fra la vaccinazione di un bambino con gruppo sanguigno 0 e uno con gruppo A. Tutti, invece, vengono ufficialmente vaccinati allo stesso momento, con lo stesso vaccino, con la stessa dose e con la stessa modalità di somministrazione.Della differenza fra i gruppi non se ne parla minimamente, nemmeno tra quelli che sono contro le vaccinazioni.

Perché è importante tutto questo discorso sui gruppi sanguigni? Si è visto che nelle persone con gruppo A l’incidenza dei tumori è maggiore rispetto a quelli del gruppo 0, benché il gruppo 0 sia molto più rappresentato rispetto a quello A.

Da studi e ricerche a questo proposito, per le persone con gruppo 0 che hanno un tumore, per esempio al seno, la prognosi è migliore rispetto alle persone con gruppo A. Il gruppo sanguigno 0 sopporta anche meglio la chemioterapia rispetto sempre al gruppo A. Stessa cosa si può dire per l’efficacia della chemioterapia: più efficace nel gruppo 0 rispetto al gruppo A. Anche per il gruppo AB vale lo stesso discorso che per il gruppo A: maggior incidenza di tumori e minor sopportazione della chemioterapia.

Un medico che si è occupato di studi relativi al melanoma (tumore alla pelle) ha voluto esaminare e verificare se le persone affette da melanoma avevano avuto più infezioni batteriche a livello di pelle nell’infanzia rispetto alle persone non affette da melanoma. Poche o nulle infezioni batteriche significa una buona produzione di anticorpi. È stato confermato che le persone facenti parte del gruppo affetto da melanoma, nell’infanzia avevano avuto poche infezioni batteriche. Il gruppo di controllo analizzato era composto invece da persone della stessa età, che avevano avuto durante l’infanzia infezioni batteriche e che non presentavano melanoma, ma altre malattie più associabili alla reazione di tipo 1.

Lo stesso vale per altri tipi di malattie e non solo per il melanoma. L’asma, ad esempio, (conseguenza di una reazione eccessiva di anticorpi) non significa altro che uno spostamento dell’equilibrio immunologico nell’infanzia verso una maggiore produzione di anticorpi, le cui patologie tipiche sono appunto: asma, neurodermiti, allergie, infezioni da vermi (non parassitarie).



http://www.macrolibrarsi.it/speciali/sistema-immunitario-vaccinazioni.php

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