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I RADAR MILITARI DANNEGGIANO IL DNA: UN IGNOTO STUDIO SCIENTIFICO ITALIANO DEL 1981

In Europa si registrano attualmente valori di campo elettromagnetico da un milione a un miliardo di volte più alti che nel 1950. Colpisce il silenzio attorno a questo tema e la mancanza di una normativa europea ed italiana che preservi realmente la salute dell’essere umano e protegga l’ambiente, fornendo limiti di esposizione su basi biologiche (mac zero) e distanze di rispetto da queste potenti fonti di inquinamento.
Siamo assediati da un nemico invisibile e silenzioso: l’elettrosmog. Il 12 novembre 1982 la circolare 69 del ministero della Sanità (“Radiazioni non ionizzanti. Protezione da esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde. Informativa generale”), avverte:

«quelle dei radar sono le sorgenti elettromagnetiche più pericolose per l’organismo umano».
Lo Stato, però, non prende alcuna contromisura. In barba al principio di precauzione.

Già all’epoca, attesta la disposizione ministeriale, sepolta in un cassetto ad ammuffire: 

«Il numero dei radar attualmente impiegati è elevato ed in continuo aumento. Non sono disponibili dati precisi, perché segreti, sui radar militari, ma è nota la continua richiesta di sempre nuovi e più sofisticati dispositivi di questo tipo». 

Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (Istisan 89/29) documenta in maniera inequivocabile:
«l’esposizione a campi elettromagnetici può causare diversi effetti nocivi alla salute. Tali effetti includono la cataratta negli occhi, il sovraccarico del sistema di termoregolazione. Lesioni termiche, quadri comportamentali alterati, convulsioni ed una minore capacità di resistenza alla fatica. Devono essere condotte indagini su tutte le installazioni e su tutti i dispositivi probabili emettitori di radiazione a RF eccedente i limiti accettati. Molte sorgenti di radiazione a RF emettono in modo non confinato (emissioni radio, tv, radar e simili) e le loro radiazioni si propagano su vaste aree. Prima di scegliere un sito sono necessari uno studio appropriato ed un’attenta analisi dell’impatto sanitario ed ambientale (…) le raccomandazioni per la riduzione delle esposizioni a livelli accettabili devono essere messe in atto il più presto possibile». 

Nello Stivale le antenne militari sotto lo status della NATO per fare la guerra si moltiplicano. L'esempio più eclatante è il fuorilegge MUOS nordamericano in Sicilia. La legge quadro sull’elettrosmog in relazione all’inquinamento provocato dai radar militari fa una strana deroga. 


Nel 1978, uno studioso italiano, Franco Sarto, avvia un’indagine sul campo. E nel 1981, pubblica sulla rivista di Medicina del Lavoro, una prima conclusione sui danni provocati dai radar militari. L’anno successivo, per conto dell’Istituto di Medicina del lavoro dell’Università di Padova, Sarto - coadiuvato dalle colleghe Rita Scarpinelli ed Isabella Cominato - dà alle stampe sempre sulle pagine del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro, lo studio “Aberrazioni cromosomiche nel lavoratori dei radar”. In sintesi, le conclusioni:
«I lavoratori delle postazioni radar vanno incontro a numerosi rischi: radiazioni non ionizzanti, radiazioni ionizzanti per cui vengono discusse le modalità con cui esse si possono produrre. Abbiamo eseguito un check-up generale e lo studio delle aberrazioni cromosomiche sui linfociti periferici ad un gruppo di 41 radaristi, di età media 35 anni, operanti in alcune basi dell’Esercito italiano. Quest’ultimo esame è considerato il più sensibile indicatore di danno biologico indotto dalle radiazioni ionizzanti mentre non è ancora stabilito se le radiazioni non ionizzanti siano in grado di provocare aberrazioni cromosomiche. Le aberrazioni di tipo cromosomico negli esposti erano aumentate in maniera altamente significativa rispetto a quelle riscontrate in un gruppo di controllo di 26 soggetti maschi di età simile (…) Allo stato attuale delle nostre conoscenze sembra che il principale responsabile dell’aumento di aberrazioni cromosomiche nel gruppo dei radaristi sia la presenza di radiazioni ionizzanti anche se non è possibile escludere un sinergismo tra tutti i tipi di radiazioni elettromagnetiche presenti nell’ambiente di lavoro (…)».



Il dottor Sarto ha documentato rotture dei cromosomi (anticamera del cancro) con una frequenza superiore alla norma su 41 sottufficiali preposti alla manutenzione di potenti radar contraerei Hawk nelle basi militari tra Mestre e Rovigo. 10 anni dopo, nello stesso gruppo di radaristi ci sono stati 6 morti per leucemia e mieloma. Le autorità militari hanno impedito al dottor Sarto di proseguire l’indagine scientifica: le sue ricerche hanno inequivocabilmente documentato che l’elettrosmog bellico scompagina il dna umano. Tradotto: malformazioni genetiche e tumori assicurati per sempre. A metà degli anni ’80 si scopre che nei radar Hawke, all’epoca uno dei più diffusi nel sistema di difesa dei Paesi Nato, c’è qualcosa che causa tumori. Ufficialmente non si sa cosa. 

Ma il rischio è concreto: tanto reale che tra i sottufficiali addetti alla manutenzione dei radar del secondo gruppo artiglieria missili contraerei, con postazioni fra Mestre e Rovigo, si notano i primi morti. Su circa150 uomini che dal 1968 all’88 si sono succeduti alla manutenzione delle apparecchiature radar, infatti si sono verificati sei casi di leucemia, linfoma e mieloma, due di sterilità e ben 27 di anomalie cromosomiche. Almeno quattro valvole usate in questi radar rientrano fra quelle che già nel 1968 un decreto del presidente della repubblica (numero 1428) classifica a rischio per l’emissione di radiazioni, con l’obbligo di misure di radioprotezione individuale e ambientale. Gli addetti lavorano senza manuali informativi sui livelli di pericolosità di radiazioni, microonde e isopoti radioattivi. 


Gli addetti militari italiani non sono mai stati dotati di dosimetri per verificare la quantità di radiazioni cui sono sottoposti. Il dottor Sarto che all’epoca era il responsabile del laboratorio di Citogenesi dell’università di Padova, dopo aver rivelato i danni biologici elevatissimi non poté completare l’indagine. «A causa del segreto militare non sono disponibili dati relativi all’ambiente di lavoro. Lo studio ha dimostrato che il gruppo esposto presentava un netto aumento della prevalenza delle aberrazioni cromosomiche significative per lesioni da radiazioni - dichiara Sarto - In base a studi internazionali questi dati significano che il gruppo presentava un aumentato rischio di tumore». E le alte gerarchie della Difesa lo sapevano. «Alla fine del 1981 - rivela Sarto - venne a trovarmi un capitano medico. Gli spiegai cosa significavano quei risultati. Mi fece capire che l’alta gerarchia militare non era entusiasta delle mie ricerche e che i miei esami creavano ansietà nei tecnici». Nel 1979, in quel clima di segretezza, tre marescialli che lavoravano da dieci anni ai radar (due con anomalie cromosomiche e uno con la leucemia) fecero causa al ministero della Difesa, davanti al tribunale di Venezia. Dalle deposizioni emerse che lavoravano senza schermi protettivi e senza controlli medici preventivi. Come avviene tuttora. Ancora una volta fu imposto il segreto militare. E i tre sottufficiali persero la causa.



Gianni Lannes


riferimenti:

Lannes Gianni, IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL DOMINIO, Draco, Modena 2012 






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