Sale la tensione tra l’Occidente e la Russia. Il presidente Vladimir Putin ha lanciato un vero e proprio attacco al cuore dell’Europa puntando i missili su Berlino,
con una plateale violazione del Trattato sulle forze nucleari intermedie (Inf) del 1987. Mosca ha schierato S 400, Iskander e Topom M a Kaliningrad, l’enclave russa incuneata fra Lituania e Polonia. Si tratta di missili che possono portare testate nucleari. Gli Iskander, in particolare, possono raggiungere Berlino e sfiorare Copenaghen e Stoccolma. E, date le caratteristiche non balistiche, le capacità d’intercettazione e difesa sono praticamente nulle.
Washington e la Nato hanno pochi dubbi riguardo allo schieramento, e così pure le principali capitali europee, nonostante l’assenza di dichiarazioni ufficiali. Il Cremlino, da parte sua, non nega le “indiscrezioni” trapelate finora, del tutto in linea con la sua strategia militare in Europa. A prendere posizione è stato però il generale John Rutherford Allen: “La Nato e i suoi membri hanno motivo di preoccuparsi di questa violazione gratuita del Trattato Inf – ha detto – . La Nato dovrà prendere in considerazione misure per difendersi da questa nuova minaccia russa”. Secondo l’ex capo della coalizione internazionale anti-Isis, attuale coordinatore di uno studio sull’adattamento dell’Alleanza Atlantica agli scenari contemporanei di sicurezza cui partecipa anche il nostro ex ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, le sfide vanno dalla guerra informatica ai flussi migratori. La Russia avrebbe identificato il “punto debole” della Nato, cioè l’incapacità di saldare l’indivisibilità della sicurezza alla deterrenza nucleare.
I missili di Kaliningrad possono essere considerati un deterrente che garantisce a Mosca il corridoio di sicurezza verso il Baltico, ma segnano un passo indietro di quarant’anni, e rischiano di costringere anche la Nato a rivedere la propria dottrina di deterrenza nucleare. Insomma, il gioco potrebbe farsi pericoloso. Certo è che lo “strappo” sull’Inf rende la deterrenza ancor più indispensabile. Victoria Nuland, già ambasciatrice alla Nato di George W. Bush e Assistant Secretary per l’Europa di Barack Obama, ritiene che “lo spiegamento di missili russi a Kaliningrad rende più imperativo per la Nato riaffermare l’impegno alla difesa collettiva e all’articolo 5 del Trattato di Washington”. Di pari passo occorre coinvolgere Mosca in un dialogo serrato. Nell’ottica del Cremlino, i missili di Kaliningrad aggirano le difese anti-missilistiche della Nato e salvaguardano in tal modo la parità nucleare strategica con gli Usa. Per Washington e per l’Alleanza, la difesa anti-missile protegge da aggressori “minori” come l’Iran o la Corea del Nord; non potrebbe contrastare l’enorme arsenale russo. Mosca, però, persegue con ostinazione il “mito” della parità nei rapporti di forza. In assenza di un dialogo serio e fattivo tra le parti, si rischia di assistere a una nuova escalation dagli effetti deleteri quanto imprevedibili.
1 commento:
Nell’ottica del Cremlino, i missili di Kaliningrad aggirano le difese anti-missilistiche della Nato e salvaguardano in tal modo la parità nucleare strategica con gli Usa...
Gli USA, non fanno che provocare la Russia, e questo è il risultato...
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