BENEFICENZA O MALEFICENZA? - L’INTERO BUSINESS DI
FONDAZIONI, ONG, ONLUS, ED ENTI VARI VALE 400 MLD $
OGNI ANNO - SPESSO I BILANCI SONO POCO TRASPARENTI (SOPRATTUTTO IN ITALIA), E I TANTI SUSSIDI VENGONO SPESI PER GLI STIPENDI O PER ATTIVITÀ DI PROMOZIONE (SU 7 MILIONI DI EURO, LA SEZIONE ITALIANA DI AMNESTY INTERNATIONAL NE SPENDE CIRCA UN TERZO PER PROMUOVERE L’ASSOCIAZIONE E MANTENERLA IN VITA)...
OGNI ANNO - SPESSO I BILANCI SONO POCO TRASPARENTI (SOPRATTUTTO IN ITALIA), E I TANTI SUSSIDI VENGONO SPESI PER GLI STIPENDI O PER ATTIVITÀ DI PROMOZIONE (SU 7 MILIONI DI EURO, LA SEZIONE ITALIANA DI AMNESTY INTERNATIONAL NE SPENDE CIRCA UN TERZO PER PROMUOVERE L’ASSOCIAZIONE E MANTENERLA IN VITA)...
Vladimiro Polchi per "la Repubblica"
amnesty logo «Anche
stamattina il giardiniere ha raccolto fiori freschi che ha lasciato in
un vaso sul tavolo, abbiamo un cuoco che cucina per noi e guardie per
proteggerci, autisti che ci portano ovunque e qualcuno che lava e stira
al nostro posto. Non mi sembra vero di essere trattata come una
principessa». Viviana non è la ricca manager di una multinazionale, è
un'operatrice umanitaria di Goma, in Congo. Nelle sue parole, il volto
nascosto della beneficenza
.
Se fosse quotata,
l'"economia del bene" peserebbe come sei aziende della stazza di Eni
alla Borsa di Milano. Si calcola infatti che nel mondo l'insieme di
attività che appartengono al Terzo settore (organizzazioni non
governative, onlus, fondazioni, enti caritativi, enti umanitari,
cooperative) valgano annualmente 400 miliardi di dollari. Sul pianeta
sono operative circa 50mila organizzazioni non governative (ong), che
ricevono oltre 10 miliardi di dollari annui di finanziamenti.
Da dove arrivano i soldi? I
finanziamenti possono provenire da enti pubblici o da privati, cioè
dalle nostre donazioni. C'è un libro che racconta il retroscena di
questo mondo ("L'industria della carità" di Valentina Furlanetto, in
uscita il 17 gennaio per Chiarelettere) denunciandone gli sprechi, senza
dimenticare che grazie alla beneficenza si coprono tanto i buchi del
welfare nostrano che quelli della cooperazione internazionale.
Anche
in Italia, il Terzo settore è lievitato negli ultimi quarant'anni.
Negli anni Sessanta le ong italiane (che rappresentano solo una piccola
fetta del Terzo settore) non arrivavano a una ventina. Oggi quelle
riconosciute ufficialmente sono 248, si interessano di 3.000 progetti in
84 Paesi del mondo, occupano 5.500 persone e gestiscono 350 milioni di
euro l'anno.
A leggere i bilanci, le prime dieci ong
italiane sono Medici senza frontiere (50 milioni di euro); ActionAid (48
milioni); Save the Children (45 milioni); Coopi (Cooperazione
internazionale, 35 milioni); Cesvi (Cooperazione e sviluppo, 33
milioni); Emergency (30 milioni); Avsi (Associazione volontari per il
servizio internazionale, 28 milioni); Intersos (18 milioni); Cisp
(Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli, 16 milioni); Vis
(Volontariato internazionale per lo sviluppo, 16 milioni).
LOGO EMERGENCY La
domanda più importante è: dove finiscono i soldi dei donatori? Molto se
ne va per le spese di mantenimento e promozione delle organizzazioni.
Qualche esempio: su un totale di circa 7 milioni di euro, la sezione
italiana di Amnesty International ne spende circa un terzo per
promuovere l'associazione e mantenerla in vita.
Per
salvaguardare oceani, balene e foreste, nel 2011 Greenpeace Italia ha
utilizzato 2 milioni 349.000 euro, meno di quanto spenda per
pubblicizzarsi e cercare nuovi iscritti (cosa del resto essenziale a
ogni organizzazione): 2 milioni 482.000 euro. A queste associazioni va
però reso il merito di rendere pubblici i propri bilanci, cosa che
accade più di rado nel no-profit tutto italiano (da noi nessuna legge
obbliga le ong a pubblicarli).
LOGO ACTIONAID La
necessità di maggiori controlli è stata auspicata nel luglio 2012 anche
dalla Corte dei conti, che ha monitorato 84 progetti in 23 Paesi,
trovando di tutto: soldi mai arrivati, progetti fermi o in ritardo da
anni, rendiconti spariti. Non mancano esempi virtuosi. Tra questi, Cesvi
che nel 2011 ha speso oltre 25 milioni di euro per finanziare i suoi
progetti, 1 milione 300mila per la raccolta fondi, 750mila euro per il
personale. Chiaro, semplice e tutto on-line.
sono state
investite per la gente di Haiti, ma per il funzionamento delle ong.
Alcune hanno comprato fuoristrada da 40-50.000 dollari e il 20 per cento
delle donazioni è andato in stipendi del personale delle
organizzazioni».
C'è poi l'ossimoro dell'emergenza
perenne: nella regione del Sahel (Sahara) dal 1973 a oggi sono stati
investiti in aiuti diretti e indiretti oltre 300 miliardi di dollari,
eppure nel 2012 c'erano ancora 18 milioni di persone bisognose di aiuto.
Il
problema? «Esiste - sostiene nel libro Silvana, cooperante impiegata
per anni in varie ong - una sproporzione tra fondi dedicati
all'emergenza rispetto a quelli destinati allo sviluppo, il che spinge
alcune associazioni ad abbandonare quest'ultimo per l'emergenza, che
"rende" molto di più. La cooperazione è nata per generare sviluppo, ma
da quando sono stati chiusi i rubinetti per i progetti tantissime ong si
sono buttate sull'emergenza, alcune addirittura sono nate ex novo per
questo.
L'emergenza frutta maggiormente e ha tempi di
approvazione più rapidi. Passa pochissimo da quando si presenta un
progetto a quando si riceve la risposta, perché se c'è un'urgenza la
risposta non può arrivare dopo un anno. Invece da quando un progetto di
cooperazione viene presentato a quando è approvato trascorre un lungo
periodo».
Insomma, pur senza sminuire la loro utilità,
stando al libro «le ong sono in competizione tra loro: per sopravvivere
nel mondo della solidarietà devono fare a gara per le sovvenzioni.
Parlano lo stesso linguaggio delle aziende, usano le medesime
strategie». E spesso pagano gli stessi stipendi: la buonuscita di
500mila sterline versata a Irene Khan, ex segretario generale di Amnesty
International, è solo la punta dell'iceberg.
Fonte Dagospia
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/beneficenza-maleficenza-intero-business-fondazioni-ong-onlus-ed-49008.htm
http://notizieamene.blogspot.it/2015/06/la-truffa-della-beneficenza-e-delle.html?m=1
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