L’esercito americano ha annunciato lo sviluppo di una interfaccia neurale impiantabile in grado di “colmare il divario tra la mente umana ed i computer”.
Il nuovo sistema, che mira a velocizzare il trasferimento dei dati tra il cervello ed il mondo digitale, rientra nel programma BRAIN, fortemente voluto dall’amministrazione Obama. Il programma BRAIN o Brain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies è sviluppato dalla DARPA. Nel comunicato ufficiale dell’Agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa USA, si parla di un “dispositivo biocompatibile impiantabile non superiore ad un centimetro cubo.Agirà come un traduttore per convertire il linguaggio elettrochimico dei neuroni del cervello in codice binario”. L’obiettivo del più ampio programma Neural Engineering System Design è quello di aumentare la velocità di trasmissione e ricezione dei dati tra mente umana e macchine. La DARPA intende sviluppare un sistema in grado di comunicare con un massimo di un milione di neuroni alla volta. Oltre all’applicazione in campo militare, tale interfaccia neurale potrebbe fornire un valido supporto nel campo della neuroscienza. Il programma NESD annovera anche il Restoring Active Memory (RAM).
RAM dovrebbe essere in grado, grazie ad un’interfaccia neurale impiantabile, di ripristinare i ricordi perduti in soggetti con lesioni cerebrali traumatiche. La DARPA spera di creare un modello di calcolo multi-scala che possa descrivere “il codice sorgente della memoria”. Il prossimo passo della DARPA sarà quello di creare una interfaccia neurale con la capacità di colmare “le lacune nel flusso di memoria nel cervello dopo una lesione traumatica”. L’impianto stimolerebbe il cervello per aiutare a ripristinare la sua capacità di creare nuovi ricordi. I test sui militari sono iniziati lo scorso settembre. Tra qualche mese la fase di test si estenderà anche ai volontari civili.
“Visualizing the Tactical Ground Battlefield in the Year 2050”: Il campo di battaglia tattico del 2050 supererà tutte le aspettative dal momento che robot assassini e Super-Umani avranno un ruolo di primo piano nelle guerre del futuro. Questa la previsione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e della US Army Research Lab (ARL), in uno studio dal titolo “Visualizing the Tactical Ground Battlefield in the Year 2050”. “Il campo di battaglia del futuro sarà popolato da un numero inferiore di esseri umani. Quelli sul campo di battaglia, però, avranno capacità fisiche e mentali superiori: avranno una migliore percezione dell’ambiente e saranno più forti, intelligenti e potenti.
Combatteranno fianco a fianco ai Killers Cacciatori Automatizzati di vario genere”. “Il successo nella guerra del futuro sarà determinato da sette fattori: realtà aumentata, processo decisionale automatizzato, nuove armi, mira computerizzata, auto-organizzazione su larga scala, modellazione cognitiva dell’avversario, capacità di reazione in un ambiente estremo con scarse informazioni”. Nel rapporto, si elencano anche le truppe del futuro: robot assassini autonomi prodotti su larga scala e pochi umani. Questi ultimi, però, per reggere il confronto con le truppe automatizzate dovranno essere equipaggiati con tecnologia di ultima generazione.
I Super-Umani: “Dotati di esoscheletri avanzati, i Super-Umani gestiranno una serie di tecnologie che garantiranno loro un’agevole rilevamento e miglioramenti cognitivi. I Super-Umani saranno delle macchine da guerra spaventose ed inarrestabili: saranno corazzati e dotati di armi laser. Considerando che la comunicazione, nello scenario del futuro, sarà fondamentale, si dovrà schermare l’esoscheletro contro ogni attacco (Emp, hacker) nemico. Uno scudo di energia (sappiamo che già esistono) potrebbe essere una soluzione anche se allo studio ci sono dei robot-cloud che avrebbero il compito di schermare l’operatore dagli attacchi informatici.
La stessa armatura del Super-Umano dovrà essere autorigenerante, in grado di mimetizzarsi, apprendendo dall’ambiente circostante e garantire un’ottimale fonte di alimentazioni a tutti i sistemi implementati”. Quattro le possibili fonti di energia: energia nucleare mobile, alimentazione wireless, energia rinnovabile organica e capacità di attingere alle infrastrutture nemiche. “I Super-Umani saranno dotati di ‘leeches’ (sanguisughe). Droni lanciati dall’operatore verso una fonte di energia. Giunti a destinazione, i leeches trasmetteranno l’energia all’esoscheletro dell’umano”.
Appare evidente, che il primo obiettivo della guerra del 2050 saranno le fonti di energia per mantenere operativi robot e Super-Umani sul campo di battaglia. “I Super-Umani dovranno essere diversi anche senza l’equipaggiamento che gli forniremo. Ecco perché la possibilità di modificare il loro DNA va presa in seria considerazione. I Super-Umani dovranno avere migliori capacità fisiche e cognitive del soldato dei reparti speciali. La presenza dei super soldati sul campo di battaglia del 2050 è altamente probabile, considerando che le varie componenti necessari per consentire questo sviluppo esistono e sono in fase di rapida evoluzione”.
Fonte: Qui
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