Non si tratta più di una bravata, che nessuno si sbagli.
Questa volta, il soldato ubbidiente delle differenti lobby che
compongono il Governo nordamericano ha lanciato un’avvertenza grave
contro il processo rivoluzionario venezuelano.
Il signor Obama lo dice
forte e chiaro: “Il Venezuela è una minaccia enorme per la sicurezza
degli USA”, ed in seguito annuncia ancora più sanzioni a quelle che già
applicava il Governo del nord. Questo significa che non basta alimentare
con milioni di dollari l’opposizione golpista, che non può vincere alle
urne e genera ogni tanto azioni violente e destabilizzanti.
E non è neanche sufficiente l’enorme guerra economica fatta durante
tutto l’anno 2014 e l’inizio del 2015, generando scarsità, sfasamento
enorme tra il dollaro ed il bolivar, incentivando un contrabbando enorme
con l’aiuto dei suoi complici colombiani, e tanti altri marchingegni
per asfissiare la popolazione venezuelana.
Questa volta chi maneggia lo stablishment statunitense fa dire al
“suo” Presidente che dal momento che il Venezuela è una minaccia, gli
Stati Uniti dovranno difendersi dalla stessa. Non è necessario essere
molto immaginativi per leggere tra le linee quello che stanno
annunciando: in funzione del “rischio chavista” potrebbe prodursi un
attacco di grande scala contro quelli che gli Stati Uniti considerano i
loro “nemici pericolosi.”
Sappiamo molto bene come mentono gli yankee per fomentare invasioni
brutali contro altri paesi. Ed inoltre, davanti alla mancanza di scuse,
sono “generatori di climi” destituenti che finiscono nello sviluppo di
azioni invasive di grande scala contro nazioni che stonano con la loro
forma imperiale di pensare. L’abbiamo visto già negli ultimi anni nel
Medio Oriente ed ora lo stiamo osservando nelle manovre sviluppate in
Ucraina per disturbare Russia. Armano mercenari come lo Stato Islamico
(Isis), cooptano governi affinché collaborino con questi ultimi,
costruiscono sempre di più carceri clandestini per torturare i loro
prigionieri, accorrono infine ad attentati di “falsa bandiera”, quando
li credono necessari per seminare il terrore in determinate circostanze.
Tutto questo e molto di più è il prodotto dell’avarizia imperialista.
Per cui, queste dichiarazioni attuali di Obama non devono essere
prese alla leggera. Stanno facendo pressioni sulla corsa, sanno che se
non lo fanno, poco o nulla potranno sperare in un’opposizione alla quale
aiutano finanziandola, ma in fondo disprezzano per la sua inutilità.
Inoltre, percepiscono che a livello delle loro avventure golpiste, hanno
urtato contro il muro costruito dall’Intelligenza bolivariana e la
ferrea unità delle sue forze armate. È in funzione di questa realtà che
il padrone del circo sembrerebbe essere disposto a dare licenza ai suoi
pagliacci e passare ad agire come protagonista.
Pertanto, se Obama dice che la Rivoluzione che rivendichiamo tutti i
latinoamericani e caraibici è una “minaccia”, noi non possiamo rimanere
con le braccia conserte osservando come un giorno di questi, il
Venezuela si trasforma nelle ultime ore del Panama di Torrijos.
Ogni prevenzione è poca, ogni solidarietà è indispensabile.
Quella dell’UNASUR, dell’Alba e della CELAC, ma anche quella dei
popoli. Avere coscienza che se lo tentano, se un bel giorno di questi,
come già lo hanno fatto con Iraq, Afghanistan, Somalia, Libia, Siria ed
in tanti altri angoli del Terzo Mondo, gli yankee decidono di inventarsi
uno scenario per “versi obbligati” ad intervenire con i loro marines,
od a generare una situazione di crisi tale che destabilizzi
superlativamente il Governo legittimo di Nicolas Maduro, dobbiamo
esigere ai nostri governi di rompere immediatamente le relazioni con gli
Stati Uniti. È ora di finire con le ipocrisie che se lo facciamo,
succederà l’Apocalisse.
Essere solidali col Venezuela non si risolve oggi con dichiarazioni,
bensì con fatti concreti. Boicottando i prodotti nordamericani,
paralizzando attraverso l’azione sindacale congiunta latinoamericana, le
sue navi lì dove sono, così come abbiamo fatto con il Sudafrica
razzista. Generando un clima regionale in cui il territorio che loro
pensano attaccare si possa trasformare in vere sabbie mobili.
Col Venezuela ce la giochiamo tutti e tutte, perché quelli che oggi
hanno utilizzato Obama come portavoce per minacciarci, non dubiteranno a
schiacciare le nostre democrazie fragili. Se dubitiamo che davanti ad
un attacco così grave non possiamo rispondere timidamente, ma bensì
mostrare i denti ed agire con patriottismo per difendere ognuna delle
nostre aggredite sovranità, vivremo gravi problemi.
Le carte sono sul tavolo. Da un lato, l’impero ed i suoi alleati
locali. Dall’altro, il popolo del Venezuela Bolivariano e la sua
Rivoluzione che è come dire, quella di Cuba, Ecuador, Bolivia,
Argentina, Cile, Nicaragua, e tutti quelli che si azzardino a non
lasciarsi calpestare dallo stivale prepotente di quelli che governano
negli Stati Uniti.
di Carlos Aznarez
preso da TeleSur
traduzione di Ida Garberi
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